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Notizie Nazionali - Politica (02/07/2011)

Silvio: Ora posso anche morire C'e' Angelino, il Pdl va avanti

Berlusconi, gioia e lacrime al passaggio di consegne nel partito

Antonella Coppari
ROMA
TRABOCCA tristezza quando alza al cielo il braccio di Alfano e si congeda dal popolo azzurro: «È stata una bella giornata». Cala il sipario sul consiglio nazionale e Berlusconi non nasconde il magone: all'Auditorium è andato in onda il passaggio di consegne. L'accordo, giurano gli intimi del guardasigilli, riguarda anche l'investitura del neosegretario come candidato premier alle prossime elezioni. Di certo, c'è che la successione è cominciata. Spinto dai suoi, sulla scia dei sondaggi che danno il Pdl in caduta libera, il Cavaliere ci ha messo il sigillo: «Adesso posso anche morire tranquillo: c'è Angelino, il partito va avanti», confida quando tutto è compiuto. E in barba alle regole, lui ha dato personalmente lo scettro al delfino, togliendo il piacere all'assemblea di votare e costringendo Verdini a metterci una toppa con l'approvazione «in 30 secondi» della norma statutaria che prevede la nuova carica. «Da presidente e fondatore del partito vi propongo l'elezione di Alfano con applauso, a suffragio universale». Gli sta stretto il ruolo di comprimario («ho scelto un uomo generoso e leale») e confessa: «Sono emozionato. Ho sacrificato molto della mia vita alla politica». Ha versato persino qualche lacrima: l'idea che la gente possa ritenerlo «un pensionato» lo turba. Si fa scudo con Palazzo Chigi: «Bisogna continuare a governare. Serve stabilità». Per poi pensare al lancio mediatico del suo pupillo: «Questa vicenda deve coprire le notizie sulla manovra». Fa sapere di considerare la scelta di Alfano necessaria per risollevare un partito ammaccato dopo le elezioni perse («anche a causa della Rai, che è stata implacabile con noi») e per rintuzzare gli attacchi esterni. «Se dovessi avere dei problemi, Pdl e governo devono procedere...».

IL TARLO che lo tormenta? I processi: dal Lodo Mondadori a Ruby (assai fotografata al Cn la Minetti) le notizie che ha non sono buone. Ecco perchè, malgrado gli amici lo scongiurassero di non parlare di giustizia, affonda la lama: «Quando viene promulgata una legge che non piace alle toghe di sinistra, a Magistratura democratica e ai suoi pm questa viene mandata alla Corte costituzionale, composta da 11 membri di sinistra e 4 di centrodestra, e spesso viene abrogata». Guarda caso: a breve la Consulta deve esprimersi sul caso Ruby. Di qui, il rilancio dell'«indispensabile» riforma della giustizia nonchè il giro di vite sulle intercettazioni: «Non è un paese civile quello in cui i cittadini devono temere che le conversazioni telefoniche siano violate».

PUNTA sulla riforma della Costituzione: «Dobbiamo cambiare l'attuale assetto di potere che i padri costituenti avevano diviso tra capo dello stato Parlamento, Consulta». Al governo, sospira, «spetta solo il compito di presentare leggi che poi rischiano di essere smontate dalla Corte costituzionale». In stand by il rimpasto (in vantaggio per la successione di Alfano resta la Bernini), dà colpi a Tremonti: «Per la tassa sui Suv Guido, no Giulio, mi ha ricattato, ma era giusto così» e ripete che vuole cambiare il fisco. Torna sul Pdl: «Siamo ancora il primo partito Ora ripartiamo». Basta con le quote 30-70, «la diaspora di Fini è superata. Ci riconosciamo nel Partito popolare europeo. Vorrei che il lascito della mia partecipazione alla politica sia una grande formazione che raccolga tutti gli elettori moderati del centrodestra». Ma non crede che vada in porto l'apertura all'Udc. Almeno per ora.
notizie tratte da La Nazione

 

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